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About Me 2017-05-23T16:59:22+00:00

MATTEO BRIVIO SFORZA

Nasce a Milano 8-3-1959
La passione per la fotografia nasce da ragazzo complice l’influenza di mio padre, personaggio estroso, ingegnere per professione e studi ma, per amore e curiosità, anche pittore, ceramista, musicista, e fotografo, tutte discipline praticate per diletto, con tale dedizione che ne fui sempre affascinato. Attraverso le immagini rigorosamente in bianco e nero, tutto era reso immortale, ed è sempre stata questa caratteristica ad affascinarmi, la capacità nella foto, di fermare un momento, di rendere il passato presente.

A quei tempi la fotografia era un arte segreta che seguiva un rituale preciso, la ricerca di un soggetto curioso, una faccia interessante, in un luogo ed in un tempo ideali, lo “scatto” e poi la “ricerca” continuava nella camera oscura, dove ci si confrontava con tecniche casalinghe inventate sul momento. Vetri smerigliati appoggiati sulla carta da “impressionare”, così da avere un immagine con filigrana, ottenuta dai motivi dei vetri.

“Dipingere le fotografie” cioè passare con un pennello, intriso di liquido di fissaggio, sulla foto dopo il bagno di sviluppo fermando cosi, quest’ultimo, a piacimento, o viceversa “dipingere”, con il liquido di sviluppo, facendo risaltare solo quello che più si desiderava. Poi i materiali hanno cominciato a cambiare, a migliorare fino ad arrivare al digitale, che ho saputo utilizzare ed apprezzare, a livello amatoriale, per la sua immediatezza, velocità e risoluzione. Poi circa 10 anni fa, durante alcuni viaggi, la forza e la comunicazione della fotografia mi ha nuovamente sedotto, il presente progressivo intorno a me non bastava più, inconsciamente cercavo una realtà diversa, che sapevo esserci, statica, non in divenire, che era ed è sempre davanti ai Nostri occhi, talmente assuefatti, da non vederla più. Ricercavo quell’ architettura più familiare, più dolce ed epocale che da secoli si impone ed scalda le Nostre città, avevo l’impressione fosse stata annientata dall’architettura moderna, fredda ed impersonale, fino a che mi resi conto che non solo le nuove costruzioni la potevano esaltare ma raddoppiare con riflessi e giochi di specchi, le metropoli avevano sviluppato quella caratteristica che tanto apprezzavo nella fotografia, mostravano la “fusione” del passato nel presente. Si dice che ogni fotografia abbia una sua storia, che l’Autore conosce bene, ma che non è possibile trasmettere, l’immagine secondo me, deve comunicare solo con gli occhi dell’osservatore, impressionandoli con la luce, come se fossero una pellicola, per questo che le mie foto non hanno storia, sono istintive, luci proiettate su altre facciate o direttamente facciate che attraverso colori e prospettive creano distorsioni, quadri astratti immaginati da un pittore.